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mercoledì 18 gennaio 2017

Quis est? Raffaele Rossi e la grande lapide nella Chiesa del Carmine



Chi è Raffaele Rossi? 
Lo abbiamo letto tutti il suo nome, scritto a grandi caratteri, sulla lapide commemorativa nella nostra chiesa del Carmine. (a Taranto. N.d.A.)
La lapide si trova nella cappella laterale di destra, di fianco all’altare della Titolare, di fronte alle nicchie dove le statue della Cascata e di Gesù all’Orto attendono il Venerdì Santo.

Questa la sua traduzione:

A Raffaele Rossi
il quale, prima che fosse eletto Vescovo di Bova
e poi Arcivescovo della Chiesa di Acerenza e Matera,
illustre per la carica di Vicario di Taranto
reggendo con grande devozione nel Signore
la Confraternita della Vergine del Monte Carmelo
dall’anno 1890 fino all’anno 1895,
questa cappella
con le offerte raccolte dai fedeli
senza risparmiare alcuna fatica
rinnovò, abbellì
e onorò straordinariamente con il culto,
gli stessi Confratelli dedicarono
il ricordo nel tempo.
Nell’Anno del Signore 1928

Analisi della lapide

Il testo è redatto in un bel latino, retorico e ridondante, come è giusto per certe lapidi commemorative. Ma anche la traduzione italiana necessità di qualche chiarimento. La struttura generale si presenta a iperbato: la proposizione principale apre e chiude il periodo; al suo interno la subordinata relativa che a sua volta contiene ulteriori tre subordinate giustapposte, tutte temporali, ma rese, in un’opportuna
variatio, con tre costrutti diversi.  Le informazioni che il testo fornisce non sono poche. Proviamo a metterle in ordine.
Anzitutto il nome in alto. Raffaele Rossi è il dedicatario della lapide. La frase principale ci dice che i Confratelli dedicarono a Raffaele Rossi un ricordo nel tempo, cioè la lapide stessa, e subito dopo vien detto che ciò è avvenuto nel 1928.
Dentro la frase principale troviamo poi le subordinate che ci raccontano succintamente chi è e cosa ha fatto il suddetto Raffaele Rossi.
Anzitutto la relativa: il quale (R. Rossi) rinnovò, abbellì e onorò col culto in modo straordinario questa cappella (dove cioè è posta la lapide, la cappella dove attualmente si venera il simulacro della Titolare), e che tanto fu fatto grazie alle offerte dei fedeli e senza risparmiare a se stesso alcuna fatica. 
Abbiamo poi le tre subordinate temporali. Anzitutto la seconda e la terza, perché indicano una contemporaneità rispetto all’azione di restauro della cappella: il Rossi, all’epoca del restauro, era illustre poiché Vicario della Diocesi di Taranto ed era vicario – e siamo alla terza temporale – nello stesso periodo, dal 1890 al 1895, in cui resse, con grande devozione, la Confraternita del Carmine.
Infine la prima temporale, lasciata per ultima, perché ci proietta in avanti e ci dice che, dopo il 1895, il Rossi fu Vescovo di Bova e quindi Arcivescovo di Acerenza e Matera.

Che sappiamo di Raffaele Rossi?

Da Padre Spirituale

Nato a Santa Maria Ingrisone, in provincia di Benevento, nel 1851, e orinato sacerdote nel 1874, mons. Rossi aveva meno di 40 anni quando divenne Padre Spirituale della Confraternita del Carmine. Mancavano pochissimi anni all’erezione della prima parrocchia del Borgo, quella del "SS.mo Crocifisso, Madonna del Carmine e Santa Teresa", fondata dall’Arcivescovo Pietro Alfonso Iorio nella chiesa di San Giovanni di Dio, officiata già allora come oggi, non più dai Fatebenefratelli, ma dai Carmelitani dell’Antica Osservanza. In un Borgo caratterizzato dalla presenza di soli conventi religiosi, la Chiesa del Carmine era allora un unicum, officiata com’era, almeno dal 1832, da sacerdoti diocesani. Alla guida della Confraternita del Carmine, Mons. Rossi succedette a don Giovanni Caforio e precedette don Giuseppe Blandamura, tutti nominati dall’Arcivescovo Iorio.
Come Padre Spirituale, mons. Rossi ebbe almeno un merito che sarebbe bene ricordare: fondò e diresse la prima rivista di formazione e informazione rivolta ai Confratelli. Il nostro Nazzecanne Nazzecanne quindi, ha avuto un illustre predecessore. Sarebbe interessante riuscire a scovarne qualche copia da esporre fra i cimeli del Sodalizio.
Si è soliti ricordare mons. Rossi anche per la vicenda dei locali commerciali su via D’Aquino. In passato è stato scritto che egli ne era proprietario e che in seguito li donò alla Confraternita. Anche se i documenti su questo punto non sono chiarissimi, è probabile che egli, più che proprietario,  fosse un monsignore prebendario, un sacerdote cioè che traeva sostentamento da una rendita che gli era stata assegnata, probabilmente legata alla sua attività di insegnante di Teologia Dogmatica presso il Seminario tarantino.

E da Vescovo

Nel 1895 papa Leone XIII nomina il nostro mons. Rossi Vescovo titolare di Zeugma in Siria "in partibus infidelium" e ausiliario dell’allora Vescovo di Bova, vicino Reggio Calabria, mons. Nicola de Simone. La nomina giunse il 18 marzo, e, meno di una settimana dopo, mons. Rossi fu consacrato Vescovo per le mani del Cardinale Lucido Maria Parocchi, vescovo di Albano. Non fece quindi in tempo mons. Rossi, a guidare la Confraternita nelle celebrazioni della Settimana Santa di quel 1895. La Pasqua cadeva quell’anno il 14 aprile. A benedire i perdùne l’11 aprile, Giovedì Santo, e a partecipare ai Misteri, il giorno successivo, fu don Giuseppe Blandamura.
Lo stemma episcopale di mons. Raffaele Rossi
Ma torniamo al nostro mons. Rossi. Non rimase ausiliario a lungo. L’8 luglio di quello stesso 1895, mons. De Simone spirava, e lo stesso giorno mons. Rossi gli succedeva come vescovo di Bova. Quivi rimase meno di cinque anni. Alla fine del 1899 fu infatti nominato Arcivescovo di Acerenza e Matera, ministero che esercitò fino alla morte, il 18 agosto del 1906. Fra le due sedi, Acerenza e Matera, mons. Rossi preferì sempre quest’ultima, probabilmente per insofferenza al rigido clima acheruntino. 
A Matera è ricordato soprattutto come rifondatore del Seminario Diocesano. Appena giunto nella città dei Sassi, si trovò a gestire una causa già intentata contro il governo dell’allora Regno di Italia, che, in seguito ai tristissimi espropri risorgimentali, si era impadronito non solo della struttura storica del seminario, ma anche delle relative rendite. Tempo dopo mons. Rossi preferì abbandonare le pur legittime rivendicazioni e si dedicò alla costruzione di un nuovo Seminario, adiacente alla splendida Cattedrale. Nel nuovo Seminario, mons. Rossi riprese anche ad insegnare Teologia Dogmatica. L’inaugurazione del Seminario, nel 1905, fu un evento festoso per tutta la città e la Diocesi, salutata con favore dallo stesso papa San Pio X con una lettera in cui elogiava l’opera del Vescovo. Una lapide e un busto marmoreo nell’edificio del Seminario, ricordano ancora oggi l’opera di mons. Rossi. Il palazzo del Seminario materano attraversò negli anni vicende alterne fino a quando nel 2011,  l’Arcivescovo di Matera, mons. Salvatore Ligorio, anche lui già parroco nella diocesi di Taranto, inaugurò nei suoi locali, il Museo Diocesano di Arte Sacra.
Mons. Raffaele Rossi morì a Matera il 18 agosto del 1906, a soli 55 anni. 

Ma la nostra lapide, quella da cui siamo partiti, è stata realizzata molto più tardi, solo nel 1928, durante il priorato di Pietro Bianchi Caramia, allora al primo dei suoi quattro mandati. Perché mai i Confratelli aspettarono ben 22 anni per tramandare ai posteri il ricordo del loro Padre Spirituale divenuto Vescovo?
Bè… una ragione in realtà ci sarebbe.... ma questa è tutta un’altra storia che prima o poi racconteremo. Forse

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