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giovedì 31 marzo 2016

La Prima Posta di Città Vecchia

Settimana Santa a Taranto
24 marzo 2016
Giovedì Santo




La Prima Posta apre la parte "pubblica" della Settimana Santa tarantina.

Per queste immagini ringraziamo la nostra amica Valentina Tortorella














lunedì 28 marzo 2016

Meditazione di S.E.R. monsignor Filippo Santoro Arcivescovo di Taranto alla Processione dei Misteri 2016

25 Marzo 2016, Venerdì Santo

fonte: sito ufficiale dell'Arcidiocesi di Taranto


Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo!

Fratelli e sorelle, la Madre Chiesa in questi giorni ci offre la pienezza del dono della misericordia: Dio ci ama, ci dona Suo Figlio!
Andiamo adorando la croce, l'abbiamo issata e guardata come un albero glorioso e nel mistero della presenza di Cristo, che trasfigura ogni cosa, essa ci è apparsa non come un patibolo di morte, ma come un albero di foglie, di fiori e  di frutti.
Quello che avvenne duemila anni fa, fuori dalla città santa, sul Golgota,  quel corpo martoriato, quel costato aperto quelle ultime parole, non sono un ricordo, una storia da raccontare o d'ascoltare. La Risurrezione dona a noi la grazia di essere contemporanei di Cristo, di viverlo, di ascoltarlo, di riceverlo, qui e sempre. È presente e le sue parole sono date a noi come pane fragrante, fresco e quotidiano.
Guardando il crocifisso ascoltate le sue ultime parole rivolte a ciascuno di voi.
Egli si rivolge ai nemici: 'Padre perdona loro perché non sanno quello fanno', aveva insegnato infatti ad amare quelli che non ci amano, a fare del bene a coloro che non ce ne fanno.
Dalla croce parla ai peccatori: 'Oggi sarai con me in paradiso' perché Gesù stesso afferma che c'è più gioia in cielo per un solo peccatore che si pente che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pentimento.
Dalla cima della croce parla anche ai santi: 'Donna - dice alla sua mamma - ecco tuo figlio'. Anche qui le sue attenzione sono in linea con il bellissimo invito che speriamo di meritare un giorno: 'venite benedetti dal Padre mio'.
C'è anche una frase che impressiona sulle labbra del Redentore, ed è l'incipit di un salmo. Non sono questa volta parole dedicate agli uomini, sono parole indirizzate a Dio. I Vangeli le riportano addirittura in lingua originale: 'Eloì, Eloì, lamà sabactàni?' che significa 'Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?'.
È una preghiera di supplica che raccoglie tutti i perché del genere umano e che nell'immediato non trovano risposta e mettono alla prova la nostra fede.
Perché la malattia dei bambini? Perché le catastrofi? Perché mi è morto un figlio? Perché in un incidente, in Spagna perdono la vita studentesse nel fiore degli anni? Perché a causa dell'odio, del terrorismo e di una perversa visione religiosa perdono la vita tanti innocenti? Perché?
Ecco che il Signore si fa interprete presso il Padre di tutte le nostre domande più scomode, portavoce dell'intera umanità di tutti i quesiti irrisolti. Sembra poi che Gesù sulla croce sia abbandonato non solo dagli uomini, ma anche dal Padre. Nel momento più drammatico però prega e si affida: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Nel dolore duro e muto Gesù si è abbandonato al Padre e ci ha aperto il cammino della vita. Noi non lo avremmo fatto; ci saremmo abbandonati al nulla. Lui no; Lui si affida e ci salva. 'Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell'Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell'odio'. Ci ha detto Papa Francesco domenica scorsa.
La risposta del Padre  è il crocifisso stesso. Tant'è che Gesù avrà sete. Sete di amore. Mentre in un altro salmo il salmista dichiara 'ha sete di te Signore l'anima mia', e quella sete lo spinge ad amarci. Il Signore preferisce ogni volta risponderci con la sua misericordia con il suo abbraccio che ci rende una vita nuova, quella di essere salvati. Solo ricevendo l'amore e a nostra volta amando, saremo nutriti e sostenuti dalla speranza.
Come ho detto all'inizio del Giubileo, la porta è aperta, spalancata. Aprendo la Porta Santa della Cattedrale si apre per tutti noi il cuore di Cristo e della Chiesa. In qualunque situazione la nostra gente si trovi, la porta è aperta. Anche ad un figlio ribelle che volta le spalle alla sua famiglia o che decide di partire per un paese lontano, l'uscio che non viene sprangato è segno di quella volontà paterna: 'per te figlio la porta è sempre aperta'. È Gesù la porta, è il suo abbraccio che accoglie al sicuro le pecore nell'ovile. È l'amore di Dio che lotta per noi e ci difende, perché Gesù non abbandona il suo gregge, e né come un mercenario fuggirà all'arrivo del lupo. Ma il Signore dona la vita per le sue pecore. Non esistono più vicini e lontani tutti sono chiamati a passare per questa porta del Costato.  Vi troveranno un cuore che accoglie, che perdona e che ama»
Ancora una volta vorrei affidare alla Misericordia questa città.
Prego ogni giorno perché si faccia in modo che Taranto si affranchi dal dover affrontare l'improponibile scelta tra salute e lavoro: abbiamo diritto ad entrambi! Le scelte future sono morali se salvano e custodiscono la vita nella salute e nel lavoro. E la drammatica vicenda dei migranti ci insegni a costruire ponti non muri di rigetto.
Prego per la città vecchia perché avvenga quel risanamento sociale, morale e urbano tanto auspicato e dichiarato. Vorrei  che il nostro senso di appartenenza e di responsabilità non si accontentasse della conferma di grandezze passate o di semplici legami alla tradizione, che potrebbero farci correre il rischio dell'autoreferenzialità e dell'ulteriore chiusura, ma che misurassimo la nostra grandezza dalla capacità di costruire un futuro per i nostri figli.
Oggi, vedendo i misteri della passione del Signore che uniscono tutta la Città, mi rinasce la preghiera e l'invito a deporre gli interessi particolari, le litigiosità, l'indifferenza e cooperare tutti per la stessa causa; per la rinascita della nostra Terra a cominciare dalla Città Vecchia. Al Signore, Buon Gesù, questa grazia la impetriamo; e ai nostri responsabili culturali, economici e politici chiediamo più coraggio di mettersi in gioco per il bene comune. Tutti sentiamo che è necessario un salto di qualità, un forte impegno solidale per superare i vari aspetti critici che ci  feriscono.
Vorrei raggiungere con la mia benedizione attraverso i mass media tutti i tarantini che sono lontani e che vivono questi giorni con particolare nostalgia e ringrazio gli operatori della comunicazione che rendono possibile la trasmissione dei Riti fuori dal capoluogo ionico.
Sostengo, così come ho fatto per i confratelli dell'Addolorata, tutti voi confratelli del Carmine perché possiate offrire una bella testimonianza di fede. E quando passate per le nostre strade illuminate di speranza gli occhi della gente.
Vorrei, in ultimo, pregare insieme con voi per un nostro fratello, che questa mattina ha avuto un terribile incidente all'Ilva e ora si trova in reparto rianimazione. Vorrei che ci stringessimo intorno a sua moglie e alle sue bambine, per dar loro forza e speranza.
Tante quindi le croci che sfilano; ma una sola le riassume tutte e ci offre la resurrezione, quella di Gesù Cristo. Se siamo qui è perché vogliamo risorgere.
In ultimo ci affidiamo a Maria. Vi esorto a guardarla non solo come colei che chiude la processione, ma come la stella che annuncia il giorno nuovo. Ella che è la testimone 'del nulla è impossibile a Dio' rimanendo col suo popolo ci insegni a contare le ore verso la certezza della Pasqua.
Madre di Misericordia, intercedi per noi!

Allocuzione dell'Arcivescovo mons. Filippo Santoro all’inizio del pellegrinaggio della Vergine Addolorata

fonte: sito ufficiale dell'Arcidiocesi di Taranto

Ave altura stupenda,
Ave città di Dio
Ave speranza di tutta la terra (cfr Sal 47).

Vergine santa ti seguiremo tutta la notte e nel giorno di domani perché possiamo riceverti, fin sotto il calvario, consegnata dalle labbra morenti del Tuo Signore quale madre della Chiesa, e mamma di ciascuno di noi.
Siamo qui, perché profondamente legati a te, siamo qui perché abbiamo bisogno di guardare a te ed essere da te portati.
In queste ore mi sono chiesto: di che cosa sono le tue lacrime Madre Santa?
Mi è venuto in mente che nei nostri paesi quando moriva qualcuno, anche un disgraziato, un poco di buono, i nostri vecchi solevano concludere: 'è sempre figlio di mamma'. Come a dire che la sofferenza di una mamma vince qualsiasi giudizio e ci dona la tregua della compassione, impone a noi il silenzio e ristabilisce il principio umano della comprensione.
Di che sono le tue lacrime Madre santa? Sono lacrime speciali perché uguali alle lacrime di tutte le mamme, di tutte le donne.  Anzi anche tu sei il segno di quel Dio che raccoglie le lacrime di tutti nel suo otre (Sal 55) perché nessuna pena è sconosciuta al cuore Misericordioso del Signore. 
Terribile il mondo nel quale viviamo: siamo raggiunti da più parti, da immagini e da fatti di morte. 42 morti sin ora in Belgio: pianto , smarrimento e strazio. 13 ragazze morte in Spagna di cui sette italiane falciate nel fiore della vita. E le quattro suore martirizzate ad Aden nello Yemen insieme ad altri cristiani e mussulmani. E quante altre vittime ogni giorno per il terrorismo in Medio Oriente ed in Africa per la cosa più assurda che sia che è, come ha detto papa Francesco, uccidere in nome di Dio. E poi il dramma senza fine dei nostri fratelli migranti'
Madre come portare avanti l'annuncio di Pace del Vangelo? Da dove partire?
E per la nostra amata terra che vuole a tutti i costi rialzarsi ?
Madre Addolorata, madre dei tarantini, in te scopriamo l'ecumenismo delle lacrime. Chi ha nel cuore, un pena, una sofferenza, una preghiera, una richiesta di aiuto; o piange per la perdita di un parente per l'inquinamento o è in angustia per il marito  o il figlio disoccupato o che rischia il lavoro; in te madre trova l'interprete giusto e il punto di congiungimento, di comunione. Mentre battiamo a tutte le porte perché giustizia sia fatta e speranza certa sia data, ci rivolgiamo tutti a te.
Le lacrime ci purificano il cuore e ci dicono che tutti abbiamo bisogno di Dio, che tutti siamo vulnerabili, che tutti siamo fragili e peccatori.
Ma tu Addolorata, trafitta dal dolore e dall'amore non sei forse il rifugio dei peccatori e la nostra avvocata?
Eccoci dunque pronti a seguirti. Ed io ti affido la Chiesa e la città di Taranto, dal più piccolo al più grande e sostengo i confratelli in questo pio pellegrinaggio. Ti preghiamo anche per i nostri marò: per Salvatore Girone, tuttora trattenuto in India e per Massimiliano Latorre ricoverato in una nostra clinica.
Prego, oh Madonna Addolorata, perché le tue lacrime irrighino anche le pietre di questa città, dissodino le zolle dell'odio, dell'indifferenza e dell'accidia e ovunque, le tue lacrime aprano i varchi al seme del Cristo che muore e che poi risorge! Nelle lacrime, al ritmo della nazzicata, vai in cerca del Cristo, tuo figlio. Così anche noi non piangeremo soltanto, ma cercheremo Cristo, misericordia del Padre. Senza di Lui il vuoto ci domina. Con Lui la speranza rinasce.
Insegnaci Madre a uscire, come fai tu questa sera, nel cuore delle tenebre, del rischio, aiutaci a vincere ogni paura a non barricarci nel cenacolo, ma a calpestare con fiducia anche la terra del calvario, perché tu sei testimone privilegiata che la fragile speranza non sarà soffocata, 'perché nulla è impossibile a Dio!'.Grazie per l'amore infinito del tuo Figlio!
Grazie per il tuo dolce amore di Madre! 
Ti seguiamo nella notte; con te aspettiamo la resurrezione. Amen

Santa madre deh voi fate
Che le piaghe del Signore
Siano impresse nel mio cuore

venerdì 25 marzo 2016

«Furcè... 'nguè!». Piccolo glossario per la Settimana Santa

Titolo «Furcè... 'nguè!». Piccolo glossario per la Settimana Santa
Autore Fornaro Antonio
(Prezzo di copertina € 10,00)
Dati 2016, 72 p., ill., brossura
Editore Edita Casa Editrice & Libraria  (collana Le centurie)




Descrizione
"Perché un glossario sulla Settimana Santa tarantina? Non bastavano le ormai numerose pubblicazioni sulla Settimana Santa tarantina? Ebbene, all'interrogativo rispondo con una semplice considerazione: l'informazione oggi necessita della immediatezza e per questo motivo ci affidiamo a Google o Wikipedia. Ebbene, questo mezzo da solo, a mio parere, non è in grado di rispondere ai mille interrogativi che suscita l'approccio con la nostra Settimana Santa tarantina, perché le notizie sul web non sempre sono veritiere o esaustive. Ed ecco la bontà dello strumento cartaceo che fissa significati e storia dei vari termini che ho elaborato sulla base della mia esperienza nel campo che conta già mezzo secolo, termini che hanno attinenza con i riti, i luoghi e altro sulla Settimana Santa tarantina."

Le notti dei perdoni ovvero la velocità umiliata

Le notti dei perdoni ovvero la velocità umiliata
Autore Belli Carlo
(Prezzo di copertina € 6,00)
Dati 2016, 48 p., ill., brossura
Curatore Sellitti D.
Editore Edita Casa Editrice & Libraria  (collana Tradizioni & folklore)



Descrizione
Taranto ebbe, nei secoli remoti, ammiratori illustri che la amarono e lasciarono pagine memorabili con le loro descrizioni. Da Virgilio e Orazio. Diversa cosa per Taranto moderna, che fu attraversata, sì, da stuoli di studiosi e viaggiatori, ma tutti interessati solo a ricercare le vestigia del passato. E sono queste, anche principio di terzo millennio che stiamo vivendo, l'unica vera risorsa culturale che Taranto vanta e che trova il punto di forza nel Museo nazionale e nei pochi monumenti sopravvissuti alla distruzione e allo scempio dei secoli. E fu proprio quel patrimonio archeologico ad attrarre l'attenzione di un personaggio che resta centrale nella storia culturale recente della città: un personaggio che non era certo meridionale ma che anzi era nato nel lontano Trentino, a Rovereto, nel 1903, e che a Taranto era giunto per caso, come inviato del quotidiano nel quale lavorava, "Il Tempo" del mitico Angelillo. Stiamo parlando di Carlo Belli, la cui impronta più importante è in quei Convegni internazionali di studio sulla Magna Grecia, che furono da lui ideati e che dal 1961, anno della prima edizione, rappresentano l'incontro annuale di studi archeologici più importante

La Settimana Santa 1956

Autore Carelli Pietro
Prezzo di copertina € 10,00
Dati 2016, 80 p., ill., brossura
Curatore Sellitti D.
Editore Edita Casa Editrice & Libraria  (collana Tradizioni & folklore)



Descrizione
"La biblioteca della memoria si arricchisce di questo articolo sulla Settimana Santa Tarantina. Scritto da Pietro Carelli e pubblicato sul bollettino del Comune di Taranto nell'aprile del 1957, l'articolo presenta numerosi elementi di interesse. Anzitutto proprio l'anno. Esattamente sessant'anni fa. Un periodo di tempo già interessante ma che si prolunga qua e là fino almeno agli inizi del '900, grazie alla citazioni di articoli più datati e grazie soprattutto alle testimonianze raccolte allora, frammenti di memorie, tradizioni orali, spiragli di luce su quanto la ricerca documentaria non potrà mai restituirci. Ancora sull'anno. Pur se pubblicato nel '57, la descrizione dei riti si riferisce naturalmente all'anno precedente. È quel 1956, quindi, anno primo della riforma dell'Ordo liturgico della Settimana Santa. Se ne parlava già dal 1948 - con l'insediamento della commissione per la riforma liturgica - ma solo nel 1955 col decreto Maxima Redemptionis la Sacra Congregazione dei Riti aveva varato definitivamente la riforma della liturgia della Settimana Santa voluta dal grande papa Pio XII." (Dalla introduzione di Giovanni Schinaia)

L'Addolorata alle prime luci del Venerdì Santo









giovedì 24 marzo 2016

La Prima Posta

24 marzo 2016
Giovedì Santo 

Pochi minuti fa








Taranto. Il catechismo visivo dei “Misteri” della tradizione

Riprendiamo dal quotidiano cattolico "Avvenire" del 20 marzo scorso, un bell'articolo del giornalista Andrea Galli sulla Settimana Santa tarantina e in particolare sull'ultimo libro "I Misteri a Taranto. Simboli e Simbologia".


Andrea Galli
Avvenire, 20/3/2016


La Settimana Santa, culmine dell’anno liturgico, è accompagnata in non poche parti d’Italia, soprattutto nel Meridione, da manifestazioni della pietà popolare che raggiungono anch’esse il loro acme di intensità, visibilità, partecipazione popolare. Al Sud la Puglia ha un posto di riguardo in tal senso e Taranto è forse la città che conserva la tradizione più elaborata, di maggiore impatto scenico e sulla vita sociale. Sì perché lì i riti tradizionali della Settimana Santa sono l’evento per antonomasia, attesi con un’ansia che si può affiancare a quella che c’è a Siena per il Palio, per usare un paragone profano ma accessibile a tutti. Il ruolo delle confraternite, l’incedere lento e solenne di fedeli incappucciati per le vie del centro, le estenuanti processioni lungo il giorno e la notte, con centinaia di protagonisti in ruoli regolati da norme che si perdono nella notte dei decenni o dei secoli, lo sforzo fisico nel trasportare a spalla statue omaggiate come scrigni dell’anima di una città, oltre che simboli di fede, tutto questo crea un’atmosfera che sembra immune dall’usura del tempo e della secolarizzazione.

Nel passato anche recente si è molto parlato a proposito di tradizioni simili e Sud della necessità di recuperare un equilibrio, dell’evitare derive mondane, di purificare lo spirito con cui vengono celebrate. «Desidero fortemente conservare e custodire le tradizioni della Settimana Santa», ha detto nel 2013 Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, aggiungendo: «E di farle risplendere della bellezza e della semplicità evangelica». Quasi per rispondere a questo desiderio, Giovanni Schinaia, studioso di tradizioni locali, ha pubblicato ne I Misteri di Taranto. Simboli e simbologia (Edizioni Edit@, pagine 240, euro 16), un’analisi puntigliosa della simbologia che innerva in particolare – un particolare per il tutto, a mo’ di sineddoche – l’ultima processione della Settimana Santa, quella detta dei “Misteri”, che prende avvio nel pomeriggio del Venerdì per chiudersi la alle 7 della mattina successiva e che vede al centro la Confraternita del Carmine.

Dai cappucci bianchi con due minuscoli fori, che discendono dalla tradizione monastica e hanno il senso di mantenere lo sguardo di chi li porta fisso su Gesù; al passo oscillante con cui avanzano gli attori del processione, la “nazzicata”, un dondolio che diventa una sorta di litania corporale; alle mozzette dei loro abiti, che richiamano le cappe dell’abito carmelitano, che a loro volta discendono dal mantello dei primi monaci ritiratasi sul monte Carmelo nel XII secolo, cavalieri crociati in disarmo; in questo e molto altro il volume riporta alla sua luce originaria aspetti e dettagli della Settimana Santa popolare che rischiano di scivolare nel semplice folklore: pittoreschi, ma muti. Mentre sono quei segni ad aver parlato a generazioni di fedeli come un catechismo visivo.
Schinaia racconta di quando da bambino, di fronte a una delle statue della processione, quella dell’Ecce Homo, raffigurante Gesù flagellato alla colonna, un anziano membro della Confraternita del Carmine gli spiegò così il significato di quelle parole latine: «Ce òmo», che in dialetto tarantino significa «Che uomo, che bell’uomo». Un qui pro quo che può far sorridere, spiega l’autore. In realtà, pensandoci, quel confratello senza latinorum aveva capito benissimo, nella sua semplicità, una profonda verità teologica.


Domenica della Palme: l'inizio della Settimana Santa

20 marzo 2016
Domenica delle Palme
Chiesa del Carmine
- Taranto -



Alcune immagini della benedizione delle palme la mattina di domenica 20, in piazza Maria Immacolata. La cerimonia si è svolta in modo comunitario fra le parrocchia vicine del Carmine e del SS.mo Crocifisso
Per queste immagini ringraziamo il nostro Gabriele Conte. La raccolta completa è già stata pubblicata sul sito ufficiale della Confraternita del Carmine