La santa messa presieduta dall’arcivescovo alle ore 18 in concattedrale.
Il racconto delle storie vocazionali.
Fra di loro anche un militare
dell’Aeronautica e un vigile urbano
Angelo Diofano
da Nuovo Dialogo
Sabato 10 alle ore 18 in concattedrale, nel corso della solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Filippo Santoro, sette giovani della nostra diocesi riceveranno l’ordinazione diaconale, ultima tappa per il presbiterato. Di seguito pubblichiamo, ricche di spunti di riflessioni, le loro storie vocazionali che presentano aspetti e sviluppi a tratti sorprendenti. Da ciò si evince come il Signore, con amore tenero e infinito, non abbandoni mai la creatura che ha scelto per adempiere quel progetto grandioso di dedizione totale alla Chiesa qual è il sacerdozio.
Alessandro Fontò
Fra i candidati al presbiterato ci sarà anche un ex vigile urbano. Si tratta di Alessandro Fontò, nato a Taranto il 3 novembre del 1986 (il papà, Mario, è dipendente della Sud Est, e la mamma, Giulia, casalinga) ma da sempre residente a Crispiano, nella zona 167, sorta attorno alla chiesa di Santa Maria Goretti. Quella di Alessandro, per la cronaca, è la prima vocazione di tale realtà. “Ho frequentato assiduamente la parrocchia sin da quando, venticinque anni fa, era ubicata in un ex scatolificio, affidata alle cure pastorali di don Ignazio Blasi, – racconta – Qui mi sono impegnato come ministrante e poi come socio attivo di Azione Cattolica. Devo molto a don Ignazio e ai suoi successori don Antonio Quaranta, don Emidio Dellisanti e don Mimmo Rizzo se sono cresciuto nella fede”. Alessandro ha conseguito la maturità alla sezione scientifica del liceo “Tito Livio” di Martina Franca, frequentando per breve tempo la facoltà di Giurisprudenza a Taranto. Dopo un anno di servizio civile alla Pro loco di Crispiano, nel 2008 il giovane ha vinto, ad appena 21 anni, il concorso nella Polizia Locale di Milano. “Una scelta – dice – dettata più che altro dall’amore, in quanto ero fidanzato con una ragazza di quella città”. Alessandro è rimasto a lavorare sotto la “Madunina” un paio di anni, limitando ogni pratica di fede alla messa domenicale, pur avvertendo e coltivando la sua vocazione. “Importante è stato poi un momento di preghiera a La Verna, dove San Francesco d’Assisi ricevette le stimmate, grazie al quale ebbi chiaro a cosa il Signore mi stava chiamando – dice – Così ho abbandonato tutto, lavoro e ragazza, e sono tornato a Crispiano, pronto a dare una svolta radicale alla mia vita”.
“È stato il mio parroco, don Mimmo Rizzo, a presentarmi per la frequenza al seminario, dove sono entrato dopo l’anno propedeutico - continua Alessandro – Ho frequentato il biennio filosofico nel seminario regionale di Molfetta e il triennio teologico in quello arcivescovile di Napoli. Dopo il conseguimento del baccalaureato, l’arcivescovo mi ha chiamato a compiere un’esperienza pastorale in concattedrale, sotto l’attenta guida di don Ciro Marcello Alabrese e dove sabato 10 sarò ordinato diacono”.
Damiano Nigro
Nato a Grottaglie il primo ottobre del ’91, Damiano Nigro ha preso consapevolezza della chiamata al sacerdozio a 17 anni, frequentando la chiesa della Madonna del Rosario a Grottaglie, sotto l’attenta guida del parroco don Ciro Monteforte e supportato dall’esempio di attaccamento alla fede dei genitori: Francesco (da dieci anni in Cielo) e Giuseppina. Colpito dalla testimonianza dell’allora rettore del seminario arcivescovile sceglierà di entrare a far parte della comunità educativa, il 10 settembre del 2007, frequentando al contempo il liceo psico-pedagogico “ Vittorino da Feltre”. Dopo la morte del padre si trasferisce con tutta la famiglia a San Marzano di San Giuseppe, qui inizia una nuova esperienza di vita e s’inserisce in un contesto parrocchiale completamente nuovo: dapprima come ministrante, poi nel gruppo giovani e infine come collaboratore del parroco, con il quale maturerà un sincero rapporto filiale e di aiuto vicendevole. Racconta: “L’intensa vita nel seminario minore e l’avvincente lavoro nella mia parrocchia a San Marzano mi hanno dato modo di comprendere la grande ricchezza della vita comunitaria e la bellezza dell’amore e del servizio alla Chiesa. Il seminario è stato per me il luogo o per meglio dire, il tempo, in cui il Signore ha visitato e redento la mia vita”.
Successivamente Damiano ha completato la sua formazione al Pontificio seminario maggiore di Molfetta, dove ha maggiormente approfondito l’autenticità della vocazione al presbiterato. Qui dopo un intenso biennio di discernimento, servito per consolidare la sua umanità e la conoscenza della sua fede, e il triennio formativo di formazione diretta al ministero ordinato, ha definitivamente scelto di professare il suo “si” davanti a Dio e alla comunità diocesana, attraverso l’Ordine Sacro. Attualmente il giovane, per volontà dell’arcivescovo, opera proprio nella parrocchia d’origine, a San Marzano di San Giuseppe, dove affianca il parroco don Cosimo Rodia nel lavoro pastorale, prestando particolare cura alla realtà giovanile.
Vincenzo Sgobio
Vincenzo Sgobio (Ezio, per tutti) ha 33 anni. Figlio di Francesco (già dipendente Ctp) e di Dolores (maestra elementare in pensione), è originario di Montemesola ha una sorella più grande che vive a Roma sposata con tre bambine. Sin da bambino ha frequentato la chiesa madre, impegnandosi come ministrante e poi come animatore dell’oratorio sotto l’attenta guida dell’allora parroco don Antonio Piccinni, al quale deve i primi passi nel cammino verso il sacerdozio. Diplomatosi all’istituto tecnico commerciale Pertini di Grottaglie e dopo piccole esperienze lavorative, a 21 anni si è arruolato come volontario di truppa in Aeronautica Militare, per un totale di cinque anni di servizio, di cui due in servizio permanente effettivo. In quel periodo ha vissuto la sua quotidianità come tanti giovani della sua età con un posto fisso (le uscite con gli amici, l’auto nuova ecc.), vivendo però una certa inquietudine, da cui ne è uscito grazie a un cammino spirituale con l’accompagnamento di diversi sacerdoti, che hanno scorto in lui segni della chiamata. Quando era ancora in servizio (ma già deciso a lasciare l'Aeronautica), Ezio è stato seguito in alcuni incontri, dietro suggerimento di alcuni sacerdoti, da don Franco Castellana. In seguito, usufruendo delle ferie accumulate, ha iniziato il cammino vocazionale di un anno nella nostra diocesi insieme ad altri giovani e successivamente, messosi in aspettativa di un anno, ha intrapreso l'anno propedeutico entrando poi nel seminario regionale di Molfetta. “Al terzo anno di seminario, proprio quando si dovrebbe confermare la scelta di continuare il percorso con l'ammissione agli ordini sacri – continua – mi sono sentito perdonato e avvolto dalla misericordia del Signore: è stato in questa esperienza che mi sono sentito confermato nella vocazione al presbiterato”. Attualmente Ezio Sgobio è collaboratore di don Filippo Urso nella parrocchia della Madonna delle Grazie a Carosino. Aspettative per il futuro? Così risponde: “Non ne ho, cerco di vivere il presente guardando con gli occhi del Signore. Sarà come Lui vorrà”.
Francesco Venuto
Francesco Venuto è nato il 12 agosto del ’91 a Sondrio, da papà Claudio (elettrotecnico) e mamma Anna (casalinga). Dopo due anni, la sua famiglia è tornata a Taranto per il nuovo lavoro del padre, quale impiegato tecnico al Pacinotti. Francesco ha conseguito la maturità al liceo scientifico Ferraris e negli anni dell’adolescenza è stato sempre partecipe alla vita della sua parrocchia, quella del Cuore Immacolato di Maria. Ha iniziato ad avvertire la chiamata al sacerdozio attorno ai 17 anni durante un viaggio In Terrasanta. “In quel tempo ero fidanzato e volevo bene alla mia ragazza – racconta – ma sentivo che ciò non mi appagava perché il mio cuore anelava a un amore più grande. Ero confuso e volevo discernere meglio quello che mi stava accadendo”. Provvidenziale è stata la confessione con un frate cappuccino della San Lorenzo da Brindisi, che gli ha fatto comprendere che il Signore lo stava chiamando. “Da quel momento mi sono affidato alla guida del mio nuovo parroco, don Martino Mastrovito (nel frattempo mi ero trasferito a Taranto 2), che mi ha aiutato a far chiarezza dentro di me. Così mi ha spronato a partecipare all’anno vocazionale al seminario di Poggio Galeso, che mi ha reso più determinato per la scelta che dovevo fare. Così ho intrapreso l’anno propedeutico e al termine sono entrato al seminario teologico di Molfetta per la preparazione al sacerdozio”. Prima esperienza pastorale è stata al Carmine di Taranto, dove ha avuto la guida di un liturgista di prim’ordine, quale è don Marco Gerardo; nello scorso autunno l’arcivescovo lo ha destinato alla parrocchia di San Francesco De Geronimo, ai Tamburi, dove don Nino Borsci gli ha permesso una esperienza “forte” con gli ultimi: i tossicodipendenti della comunità di recupero Airone, gli immigrati, i poveri e gli ammalati di un quartiere fortemente colpito dall’inquinamento e dalla disoccupazione.
Luisantonio Antonazzo
Luisantonio Antonazzo (per gli amici Lúis, essendo il nome eccessivamente lungo) è originario di Grottaglie, dov’è nato il 30 maggio del 1989. I suoi genitori sono Arcangelo (pensionato dell’Augusta) e Giovina (bracciante agricola). Ho studiato all’istituto professionale Cabrini, nel corso per tecnico di gestione aziendale. Sin da piccolo ha frequentato la chiesa madre dell’Annunziata, ma ammette di averlo fatto per scarsa convinzione, più per abitudine e per la spinta dai genitori. Il suo cammino di fede ha avuto una svolta a 15 anni con la visita al monastero delle clarisse, che così descrive: «Vi passai davanti, come ogni giorno, ma contrariamente al solito ebbi il forte desiderio di entrare. Mi raccolsi in preghiera davanti all’altare del Santissimo Sacramento e fu allora che ebbi il convincimento che Gesù era una persona viva e che mi amava. E da lì iniziò l’amicizia con Lui e la mia vita, di conseguenza, cambiò».
Luisantonio cominciò a frequentare più spesso la chiesa madre e con diverso atteggiamento, suscitando interrogativi nel parroco, don Domenico Lorusso, che gli domandò cosa fosse accaduto. Dopo il racconto, il sacerdote capì il progetto di Dio su quel ragazzo e si limitò a consigliargli di continuare a pregare per capire il progetto sulla sua vita. «Spinto dall’esempio di don Domenico, al quarto anno delle superiori decisi di fare l’esperienza del seminario minore, ma ne uscii subito perché mi ero innamorato– racconta – Però avvertivo sempre il desiderio di parlare agli altri di Gesù, che rimanevano colpiti da tanto fervore. Col tempo ho capito che il mio cuore non era fatto per una sola persona ma aveva un respiro molto più grande». In questo ebbe conferma in un pellegrinaggio ad Assisi assieme a don Lucangelo De Cantis, al tempo suo padre spirituale. «Ci fermammo in raccoglimento alla Porziuncola, quando una ragazza disabile mi chiese di insegnarle a pregare per ottenere l’indulgenza – riferisce – Sentii forte l’amore di Dio e mi commossi fino alle lacrime: era il segno che cercavo. Al ritorno lasciai la fidanzata e iniziai il cammino con il gruppo vocazionale nel seminario diocesano, successivamente entrando in quello regionale di Molfetta ». Attualmente Luisantonio è alla parrocchia del Carmine, sempre a Grottaglie, dove collabora con don Ciro Santopietro.
Marco Peluso
Anche Marco Peluso ha maturato la sua vocazione nella parrocchia dello Spirito Santo grazie alla guida dell’allora parroco don Ciro Santopietro e al suo successore don Martino Mastrovito.
Nato a Taranto l’11 agosto del ’92 (suoi genitori sono Enzo, arsenalotto, e Lucia, casalinga), Marco ha fatto parte sin da piccolo del gruppo dei ministranti, partecipando poi alle diverse attività parrocchiali negli anni in cui studiava al liceo classico Quinto Ennio. La scelta di dedicare la vita al Signore e al prossimo è maturata lentamente, grazie anche ai consigli di don Martino. Importante anche per lui è stato il percorso dell’anno vocazionale al seminario arcivescovile di Poggio Galeso, sotto la guida del rettore don Giovanni Chiloiro. “I miei genitori non seppero nulla del progetto di vita che stava maturando dentro di me e delle conseguenti scelte che mi accingevo a fare – racconta – Perciò all’inizio restarono un po’ spiazzati quando riferii loro che avrei voluto intraprendere il cammino verso il sacerdozio. Dopo questo iniziale disappunto però non hanno mai fatto mancare il loro appoggio alla mia decisione”. Durante la frequenza al seminari teologico di Molfetta, il giovane ha potuto consolidare la vocazione nel rapporto con gli altri e soprattutto nella preghiera, aiutato dalla guida dei rettori mons. Luigi Renna e don Gianni Caliandro, degli educatori don Antonio Andriulo e don Michele Bernardi e dei padri spirituali mons. Giuseppe Favale e don Giuseppe D’Alessandro, quest’ultimo negli anni passati parroco in concattedrale.
Dal 2 ottobre Marco vive i primi passi della sua esperienza pastorale nella parrocchia di San Roberto Bellarmino, collaborando con il parroco don Antonio Rubino e il suo vicario don Riccardo Milanese.
Marcello Lacarbonara
Marcello Lacarbonara proviene dalla parrocchia San Francesco d’Assisi di Martina Franca; con i suoi 35 anni è il più anziano del gruppo dei candidati al diaconato. Avrebbe dovuto indossare il saio francescano, ma è andata diversamente. Ecco il racconto sua storia vocazionale: “Mentre frequentavo il catechismo (facevo la terza media) il parroco don Martino Costantini ci fece assistere al film “Fratello sole, sorella luna”. Rimasi colpito dalla figura di San Francesco e cominciai a pormi interrogativi sul futuro. Mi chiesi se quella del sacerdozio sarebbe stata la mia strada. Partecipai agli incontri vocazionali con il rettore del ‘Poggio Galeso’ don Marcello Acquaviva, ma al momento di entrare in seminario volli aspettare ancora un po’”. Dopo il diploma al Don Milani con la qualifica di tecnico dell’impresa turistica, Marcello decise di entrare fra i frati minori conventuali. Decisivo fu l’incontro con fra Giuseppe De Stefano, di Assisi, giunto a Martina Franca per l’inaugurazione del monumento a San Francesco, e alcuni colloqui con fra Michele Pellegrini, allora responsabile della Pastorale giovanile dei frati conventuali di Puglia. Così il 15 novembre del 2011 ci fu l’ingresso al postulato di Copertino, il cui vice rettore era fra Salvatore Santomasi, poi parroco a San Massimiliano Kolbe a Taranto; vi rimase due anni, proseguendo il cammino a Osimo (per un anno) e ad Assisi (due anni). “Decisi poi di vivere un periodo di pausa e di discernimento fuori dalla comunità, trasferendomi ad Ancona dove lavorai in diverse aziende – continua – Nel luglio del 2007 tornai a Martina Franca, con l’interrogativo irrisolto della vocazione. Fu una suora missionaria della Consolata (ora in Africa) che mi aiutò a vedere meglio dentro di me e a sciogliere ogni dubbio, consigliandomi di parlarne con don Giovanni Chiloiro, allora rettore del seminario minore. Questi mi seguì per circa tre anni, dapprima da solo e poi con un gruppetto di giovani, con i quali riceverò il diaconato. Così decisi di iniziare l’anno propedeutico per l’ingresso al seminario regionale di Molfetta”.
“In questi anni, grazie anche all’esperienza vissuta nella parrocchia di San Francesco d’Assisi prima con don Martino Costantini e poi con l’attuale parroco don Luigi De Giorgio – conclude – ho verificato che quella del prete diocesano è la mia strada, perché mi dà modo di incontrare il Signore attraverso la gente”. Ora Marcello svolge il suo servizio pastorale nella parrocchia dello Spirito Santo ed è impegnato in modo particolare con i ricoverati nella clinica “Bernardini”, portando loro conforto e la Santa Comunione.
Le immagini dei candidati al Diaconato sono state reperite su FB
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