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lunedì 6 aprile 2015

Discorso di S.E.R Mons. Arcivescovo all’uscita della processione dell’Addolorata

Settimana Santa a Taranto
2 aprile 2015
Giovedì Santo








Madre ecco l'ora.

Tu a Cana di Galilea anticipasti la gloria del Figlio, per la semplice gioia di due giovani sposi e dei loro invitati. Adesso anche qui ti fai trovare in anticipo, nel cuore del buio, per raccogliere le preghiere del popolo tarantino. Le raccogli con calma, una per una, per tutta la notte, per tutta la mattina, centimetro dopo centimetro, piano piano. Perché la tua preziosa intercessione, il tuo orecchio attento alla Parola di Dio e alle preghiere degli uomini, ascolti le suppliche 'di noi che siamo nella prova' e, pronta, tu possa presentarle al Figlio tuo amato, che muore per noi, per la nostra salvezza.

Presto le marce funebri e i confratelli, inesorabilmente, cullandoti, ti porteranno lungo le strade, in un percorso lungo il quale si assieperanno persone di ogni età. Pensando all'incedere e al tempo lento con il quale sarà portata l'immagine della Madre nostra Addolorata, io penso al controtempo di Dio. Lento l'incedere degli uomini infatti, svelto invece il passo di Maria. Pensate che Maria cerchi i suoi figli 'nazzicando'? Nazzicando noi rendiamo irripetibile e interiore quest'atto di fede.

Noi, suoi figli culliamo la madre, presa dal suo dolore, che va in cerca del suo Figlio dovunque nella nostra città e non  riesce a trovarlo. Finché lo trova, crocifisso ingiustamente e morto sulla croce. In quanti luoghi il Signore è ancora morto!

Abbiamo il cuore stretto quando non pensiamo alle necessità dei fratelli. È atrofizzato un cuore che non pensa al bene della città, con tutte le sue emergenze: salute, ambiente, lavoro, periferie, degrado, recupero della Città vecchia, criminalità, corruzione. Abbiamo un cuore misero, di poca vita, quando non ci preoccupiamo dei più deboli, dei poveri, dell'educazione, della scuola, delle donne. Abbiamo un cuore miserabile quando in nome addirittura dell'appartenenza religiosa mettiamo in discussione il valore dell'accoglienza, specie quella dei migranti che alle loro spalle lasciano guerra e morte.

E questa notte ti ricordiamo tutti i martiri delle guerre, i martiri cristiani e di altre religioni in Africa ed in Asia. Tanto sangue continua a scorrere ancora oggi.  Sangue dei nostri fratelli. Ti chiediamo o Madre  che cessi di essere versato il sangue nel mondo.  e anche nella nostra terra per crimini di tutti i tipi.

Ma in questi giorni visitando ospedali , case, fabbriche, scuole e famiglie in tanti il cuore è ancora vivo! Ha bisogno di lei, del suo amore, nelle angustie, nella crisi che non passa, negli stenti, nelle sofferenze silenziose di tanti. Allora spalanchiamogli il cuore: cioè la ragione e l'affetto. Accogliamo l'amore infinito del suo Figlio. Noi culliamo la Madre col cuore ferito, col cuore in mano. E lei viene verso di noi,  quel cuore si allarga nell'affanno di venirci incontro.

Cari fratelli e sorelle vorrei che credeste con me stasera, che il protagonista di questa notte non è il dolore che culmina nel dramma della morte, ma è la centralità dell'amore.

È la chiamata all'amore, all'amore bello, che muove i passi di Maria, è all'amore di Dio che dobbiamo guardare. Certo è che anche nella vita personale facciamo l'esperienza della bruttezza del peccato, della povertà, della cattiveria, ma nell'oscurità della notte tarantina con Maria dobbiamo avere l'audacia di starle vicino. È per amore che si apre questo portone! Ancora una volta ci è offerto l'amore di Dio, l'abbraccio della sua misericordia che papa Francesco sempre ci ricorda. Il Signore non si stanca mai di perdonarci. È per amore che scorrono queste belle lacrime, è per amore che percorriamo le strade di Taranto.

C'è poi tra noi un cuore grande che chiede più cittadinanza nel petto di questa terra, quello della gente di buona volontà che crede, spera e si adopera perché il meglio è sempre possibile, sono questi che Maria riconosce come suoi figli. Per questo o Madre ti ricordiamo ancora i nostri due marò, che si risolva questa lunga e dolorosa situazione.

Vorrei che attraverso i media giungesse ai nostri concittadini che si trovano fuori l'abbraccio della Vergine Addolorata. So bene che per un tarantino, ovunque si trovi, queste immagini e queste atmosfere fanno vibrare il cuore.

Saluto ed incoraggio all'inizio del pellegrinaggio il padre spirituale della confraternita monsignor Cosimo Quaranta, il priore Raffaele Vecchi, tutti i confratelli e le consorelle. Abbraccio ciascuno di voi devoti della Vergine Addolorata che siete così numerosi dalla scalinata alla ringhiera, fin sotto il pendio.

Ringrazio tutti gli operatori della comunicazione che si spendono generosamente in questi giorni, esprimo loro la mia vicinanza paterna perché mi sono note le innumerevoli difficoltà che attraversano le nostre realtà editoriali e spero che anche questo settore viva presto una stagione con meno sacrifici.

E ora seguiamo la Madre di Gesù per i vicoli e le strade, con devozione, spalancati all'amore di Dio che ci salva e all'amore del prossimo che ci fa tutti fratelli.

Noi ti invochiamo Madre,
Il tuo volto luminoso per noi
è quella stella del mattino che annuncia l'aurora,
con te anche se appena cominciata,
la notte è già al suo culmine.
Sussurraci o Madre la cosa più vera e più necessaria
e cioè che risorgeremo!

Santa Madre deh voi fate che le piaghe del Signore
siano impresse nel mio cuore!

Buon cammino nella notte con la benedizione della madre e con la luce della resurrezione del Signore Gesù per tutti quanti voi.


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