Il “grazie” dei tarantini alla Madonna per aver salvato la città dagli effetti dei terribili terremoti del 1710 e del 1743. Il solenne pontificale e la grande fiaccolata per i vicoli
Angelo Diofano
Nuovo Dialogo del 5/12/2014
Lunedì 8 a Taranto si celebra la festa in onore dell' Immacolata, patrona della città assieme a San Cataldo. La proclamò tale nel 1943 l'allora arcivescovo mons. Ferdinando Bernardi, per aver salvato la città dalla distruzione riveniente dai terribili terremoti del 1710 e del 1743 e anche perchè nella seconda guerra mondiale non si registrarono notevoli perdite di vite umane. Tale motivazione è riportata sulla lapide fatta murare nella chiesa di San Michele dallo stesso arcivescovo. Molti, inoltre, attribuiscono anche all'intercessione della Vergine l'essere stati preservati dalle conseguenze della tromba d'aria che potevano essere ben più terribili, soprattutto all'interno dello stabilimento siderurgico, il 28 dicembre del 2012, vigilia della novena dell'Immacolata.
Dopo un'altra sveglia musicale all’alba con le pastorali eseguite dalle bande, si rinnoverà per tutta la giornata in Basilica l'omaggio alla Vergine da parte dei tarantini. Il simulacro dell’Immacolata giunse a Taranto nel 1679; l'autore è sconosciuto, anche se alcuni storici lo individuano nel napoletano Nicola Fumo. La statua è alta un metro e settanta, in legno scolpito dipinto; la parrucca è bionda a boccoli, con capelli veri e di seta. L'abito, molto bello, si compone di: veste bianca, mantello celeste (entrambi con ricami dorati). Sul suo capo, secondo la descrizione del Libro dell’Apocalisse, la corona di dodici stelle; quindi, la luna sotto i suoi piedi, che schiacciano il capo al serpente antico, il diavolo. Secondo lo storico Giuseppe Blandamura (1866-1960, arcidiacono del Capitolo Metropolitano, cui è dedicata una via nei pressi della Concattedrale), la statua dell’Immacolata è la più bella tra quelle che si conservano a Taranto: “La Vergine … dalle giovanili forme slanciate e dal volto paradisiaco, si è volta a guardare in alto, e con le pupille celesti e con le mani congiunte in fervorose preghiere, par che distorni dal capo dei suoi figli l’ira del signore, mentre, col piede verginale schiaccia il capo dell’infernale dragone. Il volto e le mani sono di una bellezza ultraterrena. Un solo difetto: le mani tra loro congiunte sono troppo protese verso destra”. E ciò per un presunto evento miracoloso per l'atto di allontanare il terremoto.
Per le vie del Centro in mattinata ci saranno le file nelle più rinomate pasticcerie per ricche “guantiere” di dolci. Un tempo, narrava lo scomparso cultore di tarantinità Salvatore Fallone, i titolari di questi esercizi usavano bruciare la cannella, opportunamente nascosta all’ingresso del locale, perché sprigionasse il suo
irresistibile aroma così da attirare ulteriori acquirenti. Non mancheranno i ripetuti scambio di auguri durante lo “struscio”. Peccato solo per l’apertura di negozi e ipermercati, assolutamente fuori luogo rispetto al clima della sacralità della festa.
A mezzogiorno “replica” del cenone, questa volta svicolandosi dal menu tradizionale, purché a tavola non manchino i prodotti dei nostri mari.
In serata in Città Vecchia momento principale dei festeggiamenti, annunciato da un ulteriore giro delle bande. Alle ore 16.30 ci saranno i vespri solenni seguiti alle ore 17 dalla santa messa pontificale presieduta dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro e dal Capitolo Metropolitano. All'inizio si rinnoverà la tradizionale offerta del cero da parte del sindaco, portato ai piedi dell’Immacolata. La consuetudine risale al 1711 ed è stata ripresa da qualche anno grazie al Comitato per la qualità della vita. La processione uscirà al termine della celebrazione, attorno alle ore 18, salutata dal lancio di palloncini multicolori e dallo sparo dei mortaretti. Vi parteciperanno tutte le confraternite cittadine nel caratteristico abito di rito. Dietro la statua, scortata dai cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta, prenderanno posto i rappresentanti del Comune con il gonfalone, a ribadire il legame esistente fra la municipalità e la celeste Patrona. Si tratta di un momento molto suggestivo per la nostra tradizione, con la lunga teoria delle torce, le preghiere e i canti mariani, che faranno assomigliare la città vecchia a una piccola Lourdes. Immancabili sono le pastorali natalizie, con il tradizionale inno “O Concetta Immacolata”, a cura di due bande musicali cittadine. In piazza Castello, attorno alle ore 19.30, l'arrivo dell’Immacolata verrà salutato da un grande spettacolo pirotecnico, fra gli sguardi incantati di piccoli e grandi a seguire le vorticose e colorate traiettorie dei fuochi. Quindi, il rientro nella chiesa di San Michele, dove la venerata immagine verrà riposta nella sua nicchia.
Al rientro a casa, altro giro dei giochi tradizionali e il primo taglio di panettone, o pandoro secondo i gusti. Con un “cin cin” di buon bianco locale (da privilegiare la produzione “a chilometro zero”), beneaugurante per una felice maratona natalizia.
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