Settimana Santa a Taranto
17 aprile 2014
Giovedì Santo
Chiesa di San Domenico Maggiore
Ti aspettavamo o Madre.
Abbiamo atteso tutti l’ora del tuo apparire. Dal venerdì santo a mattina inoltrata, fino al giovedì santo dell’anno successivo, i tarantini attendono il tuo affacciarti, il tuo essere con noi. Chi non è di queste parti non comprende appieno l’emozione di incrociare il tuo volto e seguire quel tuo sguardo che orienta tutti i nostri sguardi verso il cielo. Immacolata Madre di Dio, Addolorata!
«Mira il tuo popolo bella Signora». Sì perché senza di te noi non siamo il popolo di Gesù, non si può parlare di Chiesa se non vi sei presente…
Accade che per la fede, le tue lacrime asciughino le nostre lacrime. Ti abbiamo strappato il cuore Madre Santa, a causa di tanti peccati, eppure tu a noi continui a tenderlo, dolcemente e sembri dire con il profeta «vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».
Saluto don Mimino Quaranta, il Priore Raffaele Vecchi e tutti i nostri fratelli che stanno per porgere a noi fedeli i primi simboli della passione. Voglio incoraggiarli paternamente perché la stanchezza, durante la notte,
non prenda mai il sopravvento, per poter continuare fino al compimento questo atto di pietà popolare così importante per noi.
Vorrei ringraziare tutti gli operatori dell’informazione, i loro editori, che con tanta generosità diffondono i sacri riti e ci permettono così di mandare un saluto a tutti i tarantini che risiedono fuori, agli ammalati, a tutte le persone costrette in casa.
Ma l’augurio più grande del vostro vescovo è a tutti voi che gremite la scalinata e tutto questo spazio dinanzi alla storica Chiesa di San Domenico; chiedo a Maria di abbracciarvi e di benedirvi.
A tutte le realtà confraternali, alle parrocchie dell’intera diocesi, per vivere fruttuosamente le processioni che da qui a breve riempiranno le vie di ogni nostro paese. Siano atti discreti e solenni che invitino alla preghiera e alla conversione.
È inevitabile che chi guarda o partecipi alle processione si attenda che chi sta sotto la statua voglia con tutto il cuore, con tutte le sue forze, somigliare, per coerenza e dignità di vita, al simulacro che porta sulle spalle. Date quindi fratelli e sorelle, con audacia, seguito alle vostre buone intenzioni di appartenere a Cristo e di somigliargli.
Ieri mattina, cari fratelli e sorelle, a tutti i sacerdoti convenuti per la Messa del Crisma in concattedrale, commentando il brano della Lavanda dei piedi e sottolineando il fatto che Cristo per manifestare amore ai suoi discepoli compie il gesto di alzarsi, ho detto che l’amore vero “sia alza”, si muove, va verso chi ama. Come non notare questa prontezza di Maria che per prima, qui a Taranto, apre le processioni.
Non aspetta, si alza, parte, va incontro. D’altronde Maria fin dalle prime battute del Vangelo, lega al suo “eccomi” ad una partenza, verso chi ha bisogno, verso sua cugina Elisabetta. Ella si muove, per amore e ci
invita a non attendere oltre, a rischiare la notte per i nostri fratelli. Aiutaci a fare come hai fatto tu: ad alzarci, a servire, ad andare incontro agli altri e particolarmente a chi soffre. Che fede è la nostra se rimaniamo seduti e nel lamento, senza passione per il bene comune?
Ci dice Papa Francesco nel Documento Evangelii Gaudium “Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. E’ colei che ha il cuore trafitto dalla spada e che comprende tutte le pene. Riunisce intorno a sé i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e per lasciarsi guardare da lei. Qui trovano la forza per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita” (286).
Perdonate la semplicità di un pensiero che desidero condividere con voi: a notte fonda non si esce più di casa se non per gravi motivi, figuratevi quanto sia sconveniente per una donna lasciare la propria dimora, da sola e di notte. Maria lo fa perché di urgente c’è la nostra salvezza, ella rischia la notte, è una mamma in cerca dei suoi figli. Ma il pianto di questa madre non ci muova solo a compassione, ci muova a conversione, perché ella sa dove trovarci così come Maria sa dove ricondurci. A Gesù. A Gesù per Maria cantano i santi. A Gesù per Maria vogliono anche inneggiare i tarantini.
Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno il cuore della notte è rischiarato dalla presenza di Maria che ha assunto il titolo con cui, i cristiani della prima ora, invocavano il Signore: stella che prometti il mattino.
L’Addolorata, fasciata nel suo velo nero, raccoglie il dolore di ciascuno di noi con le sue braccia tese, ma promette fin da ora la certezza della risurrezione. Raccoglie il dolore di chi ha visto la morte dei propri cari, la malattia dei propri figli per l’inquinamento, l’angoscia dei padri che rischiano il posto di lavoro. Sabato scorso ho visitato vicino al ponte girevole, al monumento del marinaio gli operai dell’indotto della marina in profonda angustia per i tagli che stanno per tagliare la loro vita. Mi hanno accolto con gratitudine. E loro mi hanno chiesto di chiamare il ministro e l’ho fatto subito. E lunedì loro sono venuti a ringraziarmi: “Grazie eccellenza, don Filippo, perché ci ha visitati e non ci ha lasciati soli!”.
Madre Santa, Vergine Addolorata, ti affido tutti questi tuoi figli, benedici Taranto e in modo particolare questa Città Vecchia, proteggi tutti i figli e le figlie, specie quelli che hanno perso la strada del ritorno a casa. Benedici o Maria le donne della nostra comunità e tutte le donne del mondo.
Sappiamo di essere tutti in quel cuore trafitto che tieni in mano e con il quale ci parli.
Ti seguiamo Madre di Dio, con fiducia, prega per noi, donaci l’amore infinito di tuo Figlio e la tua santa benedizione!
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