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mercoledì 16 aprile 2014

Riti della Settimana Santa. Mottola come Taranto e Siviglia. Analogie e differenze


Maria Florenzio


Da Siviglia, in Spagna, a Mottola, passando per Taranto: la pietà popolare, la tradizione, la fede diventano protagonisti di questa Settimana Santa. Le modalità, con cui viene vissuta, attraverso i riti, sono diverse; lo spirito, identico.
In Spagna, come nel capoluogo tarantino e nella cittadina mottolese, si svolgono le processioni dei Misteri. Quella della Confraternita del Carmine, a Mottola, esce alle ore 6 del Sabato Santo, esattamente come avviene a Siviglia. Ad aprirla, in entrambi i casi, precedendo il primo complesso statuario, sono i bambini: incappucciati a Mottola, i cosiddetti “paranzodd”; con un cono calato sul capo, nella città spagnola.
A Siviglia, le paranze mottolesi, diventano i nazarenos: procedono con un dondolio molto veloce e ritmato. A Mottola, invece, l’andamento è molto lento: i confratelli spostano il peso prima su un piede, poi sull’altro e “nazzicano”. Anche l’abito è completamente diverso: quello sivigliano è costituito da una tunica; il volto è coperto da una maschera e da un copricapo appuntito e rigido. La mozzetta ovvero la mantellina, che i confratelli indossano sul camice, rispetto alla nostra, è piuttosto lunga. In mano portano dei ceri o insigne.
Anche i confratelli del Carmine sono incappucciati, ma hanno la corona di spine di melograno sul capo; il cingolo bianco, intrecciato al cinto; i guanti e la tunica bianchi; lo scapolare marrone, con la scritta “Decor”, avanti e “Carmeli”, dietro, sormontato dalla mozzetta di color paglino, su cui è appuntato un fiocco di color nero, in segno di lutto. Nella mano destra stringono “U Prdon”.
Le statue, in tutto dodici, portate dai Confratelli del Carmine in processione, il Sabato Santo, sono molto semplici: a parte l’Addolorata, statua lignea, le altre sono tutte in cartapesta. A Siviglia, invece, sono baroccheggianti e pesantissime, arrivando a pesare sino a 2.000 kg. Non sono singole statue, ma veri e propri gruppi statuari, chiamati pasos. Le nostre sono portate da quattro, massimo otto confratelli col volto scoperto. I “portatori” sivigliani, invece, non si vedono in volto perché sono sotto la statua e sono tantissimi.
Sia a Mottola che a Siviglia, però, a formare il corteo processionale, il Sabato Santo, ci sono i confratelli, che portano croci di legno: i Penitentes spagnoli, come i crociferi del Carmine, percorrono scalzi tutto il tragitto; spesso, lo fanno per compiere un voto. Ma, sia pure vestiti come i Nazareni, i Penitenti non portano il cappuccio, per cui la parte superiore del coprivolto pende dietro. I crociferi mottolesi, invece, sono completamente incappucciati.
E’ la Croce guida (Cruz de Guía), l’insegna ad aprire la processione sivigliana, affiancata da due nazareni, che portano delle lucerne. A Mottola, apre “U Fischett” ovvero la bassa musica, il troccolante e lo stendardo della Confraternita del Carmine, listato a lutto. Segue la croce dei Misteri, con la corona di spine ed il sudario di lino bianco. Per i sivigliani la parte più importante di tutta la processione è il passaggio del Palio, Paso de Palio o Paso para la Virgen: è il Mistero con la Vergine, detta anche l’Addolorata, l’Amarezza o, in modo ottimista, la Speranza. Anche per i mottolesi, il passaggio dell’Addolorata, insieme a quello del Cristo Morto, è il più importante. Ma se a Siviglia, al passaggio della Vergine, i fedeli si lasciano andare ad un tripudio di applausi, a Mottola, tutto è silenzio: sono solo le marche della passione a scandire questo momento davvero suggestivo ed emozionante.
Tuttavia, a Mottola, come a Taranto e Siviglia, c’è un elemento, che annulla ogni differenza: è la devozione della folla, che si accalca per le strade e sui marciapiedi. E’ la fede che annulla le distanze e rende la Settimana Santa universale, in ogni luogo, anche oltre mare.

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